Discussione:
'Il vuoto - Franco Battiato'
(troppo vecchio per rispondere)
Carla
2007-06-04 10:18:32 UTC
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Non sono molti gli artisti con il dono della sintesi. In tempi in cui il
desiderio di esprimersi (o peggio, anche solo di comparire) a tutti i costi
scivola spesso nello sproloquio, è quindi un conforto l'album di 33 minuti e
30 secondi in cui Franco Battiato lascia decantare la quintessenza del suo
stato di grazia. 'Il vuoto' - racconta infatti l'artista siciliano - deriva
da un'immanente gioia che lo ha raggiunto nel suo isolamento etneo,
trasmettendo all'ascoltatore altrettanta freschezza sonora. E fresche sono
le forze musicali alle quali Battiato si affida in diverse parti dell'album:
se per i testi conferma l'ultraconsolidata sinergia con il filosofo Mario
Sgalambro, fra gli altri collaboratori si fanno notare FSC e Mab. La prima è
la sigla di tre ragazzi veneti (recentemente passati a Sanremo), che grazie
a una gig in un locale sono arrivati alle orecchie di Battiato, che li aveva
già voluti nel precedente 'X Stratagemmi'. Il secondo è il nome dietro al
quale suonano quattro ragazze sarde, musicalmente assai versatili: fanno nu
dark a Londra (in uscita con 'Decay') e sono state presentate al dinoccolato
"profeta" catanese da Maria Antonietta Sisini che le aveva volute nel
tributo a Giuni Russo ('Unusual'). Proprio con le Mab Battiato apre il disco
con la title track 'Il vuoto': ombre di voci femminili lanciano questa
canzone-manifesto in cui si inseguono le 20 parole più usate nel vocabolario
inglese (per la cronaca, mancano 'amore' e 'amicizia' e impazzano 'denaro' e
'industria'). Elettronica volutamente d'antan scivola verso un tappeto
d'archi per un senso di vuoto finale, mentre sugli archi si appoggia la
chitarra acustica che apre 'I giorni della monotonia': la batteria,
punteggiata da voci in latino debitamente equalizzate, e uno struggente
violoncello descrivono poi l'indolenza di una relazione giunta al capolinea.
Stesso incipit per 'Aspettando l'estate', in cui la chitarra prende sempre
più piede, mentre alla batteria si affiancano talvolta il piano e i fiati:
sugli archi la voce di Battiato ripesca stavolta quel senso di attesa dei
primi giorni di giugno, quando sta per aprirsi il periodo delle passioni, e
cita la prima strofa de 'Il Pescatore' di De Andrè. È il piano ad aprire
'Niente è come sembra' (quindi, siamo plausibilmente in fallo&): presto
l'atmosfera esce dal tempo con percussioni di sintesi e l'idea si accentua
con il racconto "filtrato" di sensazioni a metà fra ricordo e sogno. Quasi
naturalmente avviene il passaggio ai temi di 'Tiepido aprile', in cui il
dominio degli archi cede il passo al piano e la voce si fa eco di se stessa&
ed è semplicemente poesia. Salto postmoderno con 'The game is over', in cui
l'autore torna a cantare anche in inglese, sostenuto di nuovo dal
controcanto rabbioso delle Mab: gli archi si fanno più duri e torna a farsi
sentire potente la batteria. Pregevole l'inserto di un virtuoso della
Mongolia (con un sample di un brano tradizionale), accompagnato da sonorità
orientali e un'imprevedibile svolta finale al limite della jungle. Una
versione riveduta e aggiornata di 'Era l'inizio della primavera'
(dall'originale di Tchaicovskj, con testo di Aleksei Tolstoj, parente del
più celebre Lev), anticipa l'interlocutoria 'Io chi sono?', canzone fra le
righe del pentagramma che scivola verso gli 'Stati di gioia' conclusivi.
'Masticando semi di mela', Battiato sembra davvero esprimere l'ascesa a un
iperurano (molto contemporaneo), in cui agli angeli (coro) si somma la
divina musica di un juke box ('She loves you, yeah yeah yeah') e l'insieme
delle suggestioni ricevute per tutto il disco (piano, archi e synth sfumano
in una luce accecante che continua ben oltre l'ultima nota, provocando un
piacevole smarrimento da colmare col vuoto. Da capo. Da chi altri
accetteremmo di ascoltare filosofia in musica? (Daniela Faggion - Agr)
http://max.corriere.it
Giuseppe Pollicelli
2007-06-04 13:09:27 UTC
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la sigla di tre ragazzi veneti (recentemente passati a Sanremo), che grazie a una gig in un
locale sono arrivati alle orecchie di Battiato
Cos'è una gig?

Giuseppe
fabio.dausilio@libero.it (Fabio D'Ausilio)
2007-06-04 15:16:04 UTC
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Post by Giuseppe Pollicelli
Cos'è una gig?
Giuseppe
Ciao,
Sarà per caso un "Robot D'Acciaio" al femminile? :-))))
È un termine familiare che indica scrittura, ingaggio (di un complesso, un
comico ecc. di solito per una serata) . Quando leggevo riviste musicali come
New Musical Express o del Melody Maker (oramai non più attivo) indicavano
così le date dei concerti.

Un saluto,
Fabio

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Giuseppe Pollicelli
2007-06-04 15:48:59 UTC
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Ti ringrazio. Sarebbe però interessante capirne l'etimologia, se così
si può dire. Probabilmente sarà una sigla, un acronimo.

Giuseppe
fabio.dausilio@libero.it (Fabio D'Ausilio)
2007-06-04 16:56:03 UTC
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Post by Giuseppe Pollicelli
Ti ringrazio. Sarebbe però interessante capirne l'etimologia, se così
si può dire. Probabilmente sarà una sigla, un acronimo.
Giuseppe
Ti ringrazio Giuseppe per avermi fatto ricordare di avere da qualche parte
nella libreria un dizionario di American Slang di edizione attendibile. Alla
voce gig (da leggere 'ghig') non riporta nessun acronimo a differenza di
G.I.B o G.I.G.O. e conferma l'accezione che precedentemente avevamo indicato
(Mus. A onetime job; an engagement ).
Spero di essere stato d'aiuto ;-)
Al prossimo post ,
Fabio

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