Discussione:
Ecco com'è "Ecco com'è che va il mondo"
(troppo vecchio per rispondere)
Monsieur Le gladiator
2009-07-15 07:37:17 UTC
Permalink
Sposto su un nuovo thread le mie considerazioni su questa canzone che ha
acceso le attenzione di alcuni di noi. Secondo me il testo ha un andamento
lineare e riporta i pensieri e le parole di un cliente e della prostituta
che si ritrova davanti.
Il cliente ci racconta le sue impressioni sulla straordinaria grassezza
della donna, sul suo abbigliamento, sul botta e risposta con un altro
cliente:

Era la più grassa puttana
che mai avessi visto,
la donna più grassa che avessi guardato.
Aveva un vestito di seta cangiante,
perline al collo, un ventaglio di struzzo,
mani delicate.
Uno le disse: "schifosa montagna di grasso"
rise e dimenò il corpo come a dire sì,
o buon Gesù, certo sì.
Farlo con te non deve essere comodo,
sei grassa come tre.....

Questo è il pezzo che si ritrova anche in Hemingway. Sgalambro vi aggiunge
qualcosa nella descrizione dell'abbigliamento che danno un tocco di
umorismo (quello pirandelliano) alla figura della puttana che d'altra
parte si accetta e si piace così come è, tanto più che sembra incontrare
il favore dei clienti. E' lei che ci racconta il seguito:

e invece no, invece mi dicono
che bel posto hai
sei più bella di Marilyn
o di Evelyn, non ricordo più.

Credo che qui si debba lavorare un po' con le suggestioni. Immaginiamo
qualche cliente eccitato dalla straordinaria grassezza della nostra
puttana: la paragona ad una diva del cinema o magari ad una fidanzata che
non c'è più o che non ha mai potuto avere. E i due nomi, quello noto a
tutti e quello noto solo al cliente, si confondono e finiscono per avere
pari dignità tra le medaglie decorative della nostra prostituta. Dallo
schifo al rapimento e alla foia il passo che sembrerebbe lungo è invece
brevissimo. E il cliente riprende la parola per ricordare come funzionano
le regole assegnate a questa parte d'universo:

Rise e dimenò il capo,
farfugliò qualcosa, come a dire sì.
Vedete come va il mondo?
Ecco com'è che va il mondo!

La nostra puttana, l'alter ego di Sgalambro, ci ricorda che il sesso non è
quello che si veste di miele, dolcezze e correnti gravitazionali, non ha
nulla a che vedere con tutta la filosofia che si occupa inutilmente di
felicità e di verità, sono solo bisogni naturali. E la tenerezza si
affaccia negli intervalli tra un uomo e un altro, con la figlia che gioca
e sigilla con la dolcezza l'età che incrudelisce. Mentre racchiude negli
occhi il segno di una stirpe ignota, forse nobile (non sono di lince anche
gli occhi dei Braganza?), stranamente aliena e funzionale a quel mondo
sordido che si inchina ai suoi gesti bambini.

La mia anima non stilla miele e dolcezze,
happyness and truth, bisogni naturali.
Ma io ho una bambina, negli intervalli,
che mi accarezza i bianchi capelli.
E gli anni si fanno docili al suo tocco
mi bacia sulle guance crudeli
e giochi pazienti di rami mi intreccia
con le sue pupille da gatta.

E siccome il mondo va a modo suo, anche il cliente si convince. Nell'unica
caduta di gusto del testo, con quell'incertezza temporale che ci ricorda
Mogol, il nostro assume lo stesso atteggiamento arrendevole e giocoso che
gli ha insegnato la puttana. E già me lo immagino a dire meraviglie sul
posto, a sprecare paragoni con il suo personale firmamento di stelle e a
scoprire che il paradiso pesa un paio di quintali.

Era d'aprile o forse era maggio?
Per caso la rincontrai
risi e dimenai il capo
accennai qualcosa come a dire sì.
Vedete come va il mondo?
Ecco com'è che va il mondo!

Insomma, grazie anche all'innesto Hemingwayano, il testo mi sembra
letterariamente uno dei più riusciti di Sgalambro. L'attenzione per il
sordido è mitigata da una commovente tenerezza, la violenza di qualche
espressione da uno sguardo complice per l'umanità più reietta. Non si
finirebbe, poi, di leggere nella filigrana di questi testi il rappporto
tra il musicista e il paroliere. Credo che anche Ecco com'è che va il
mondo debba essere inserita nel filone della fornicazione tra musica e
filosofia che è una costante dei primi due album firmati con Sgalambro. Ma
questo è un aspetto che non si finirebbe mai di indagare. Un'ultima
impressione: con questa canzone siamo davvero all'anti Cura. Autodafé
rimane letterariamente e musicalmente (ma qui ne capisco davvero molto
meno) una prova mediocre.
E allora, avete visto come va il mondo?
MLG
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
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Giuseppe Pollicelli
2009-07-15 08:34:24 UTC
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Post by Monsieur Le gladiator
Sposto su un nuovo thread le mie considerazioni su questa canzone che ha
acceso le attenzione di alcuni di noi.
Analisi mirabile. E sono felice che la canzone piaccia anche a te.
Condivido, altresì, le perplessità su "Autodafé".

Giuseppe
Aries
2009-07-15 14:13:15 UTC
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Post by Monsieur Le gladiator
Sposto su un nuovo thread le mie considerazioni su questa canzone che ha
acceso le attenzione di alcuni di noi. Secondo me il testo ha un andamento
lineare e riporta i pensieri e le parole di un cliente e della prostituta
che si ritrova davanti.
Il cliente ci racconta le sue impressioni sulla straordinaria grassezza
della donna, sul suo abbigliamento, sul botta e risposta con un altro
Era la più grassa puttana
che mai avessi visto,
la donna più grassa che avessi guardato.
Aveva un vestito di seta cangiante,
perline al collo, un ventaglio di struzzo,
mani delicate.
Uno le disse: "schifosa montagna di grasso"
rise e dimenò il corpo come a dire sì,
o buon Gesù, certo sì.
Farlo con te non deve essere comodo,
sei grassa come tre.....
Questo è il pezzo che si ritrova anche in Hemingway. Sgalambro vi aggiunge
qualcosa nella descrizione dell'abbigliamento che danno un tocco di
umorismo (quello pirandelliano) alla figura della puttana che d'altra
parte si accetta e si piace così come è, tanto più che sembra incontrare
e invece no, invece mi dicono
che bel posto hai
sei più bella di Marilyn
o di Evelyn, non ricordo più.
Credo che qui si debba lavorare un po' con le suggestioni. Immaginiamo
qualche cliente eccitato dalla straordinaria grassezza della nostra
puttana: la paragona ad una diva del cinema o magari ad una fidanzata che
non c'è più o che non ha mai potuto avere. E i due nomi, quello noto a
tutti e quello noto solo al cliente, si confondono e finiscono per avere
pari dignità tra le medaglie decorative della nostra prostituta. Dallo
schifo al rapimento e alla foia il passo che sembrerebbe lungo è invece
brevissimo. E il cliente riprende la parola per ricordare come funzionano
Rise e dimenò il capo,
farfugliò qualcosa, come a dire sì.
Vedete come va il mondo?
Ecco com'è che va il mondo!
La nostra puttana, l'alter ego di Sgalambro, ci ricorda che il sesso non è
quello che si veste di miele, dolcezze e correnti gravitazionali, non ha
nulla a che vedere con tutta la filosofia che si occupa inutilmente di
felicità e di verità, sono solo bisogni naturali. E la tenerezza si
affaccia negli intervalli tra un uomo e un altro, con la figlia che gioca
e sigilla con la dolcezza l'età che incrudelisce. Mentre racchiude negli
occhi il segno di una stirpe ignota, forse nobile (non sono di lince anche
gli occhi dei Braganza?), stranamente aliena e funzionale a quel mondo
sordido che si inchina ai suoi gesti bambini.
La mia anima non stilla miele e dolcezze,
happyness and truth, bisogni naturali.
Ma io ho una bambina, negli intervalli,
che mi accarezza i bianchi capelli.
E gli anni si fanno docili al suo tocco
mi bacia sulle guance crudeli
e giochi pazienti di rami mi intreccia
con le sue pupille da gatta.
E siccome il mondo va a modo suo, anche il cliente si convince. Nell'unica
caduta di gusto del testo, con quell'incertezza temporale che ci ricorda
Mogol, il nostro assume lo stesso atteggiamento arrendevole e giocoso che
gli ha insegnato la puttana. E già me lo immagino a dire meraviglie sul
posto, a sprecare paragoni con il suo personale firmamento di stelle e a
scoprire che il paradiso pesa un paio di quintali.
Era d'aprile o forse era maggio?
Per caso la rincontrai
risi e dimenai il capo
accennai qualcosa come a dire sì.
Vedete come va il mondo?
Ecco com'è che va il mondo!
Insomma, grazie anche all'innesto Hemingwayano, il testo mi sembra
letterariamente uno dei più riusciti di Sgalambro. L'attenzione per il
sordido è mitigata da una commovente tenerezza, la violenza di qualche
espressione da uno sguardo complice per l'umanità più reietta.
Ottima analisi, mi sembra ampiamente condivisibile. La tematica in sè è
quasi deandreiana, ma risolta narrativamente in maniera assai diversa da
come avrebbe fatto Faber, e con uno sguardo più ironico (e autoironico) e
meno romantico.

Non si
Post by Monsieur Le gladiator
finirebbe, poi, di leggere nella filigrana di questi testi il rappporto
tra il musicista e il paroliere. Credo che anche Ecco com'è che va il
mondo debba essere inserita nel filone della fornicazione tra musica e
filosofia che è una costante dei primi due album firmati con Sgalambro. Ma
questo è un aspetto che non si finirebbe mai di indagare.
Qui mi sembra un'implicazione un po' azzardata, per quanto rispettabile,
ma mi sembra andare un po' oltre.

Un'ultima
Post by Monsieur Le gladiator
impressione: con questa canzone siamo davvero all'anti Cura. Autodafé
rimane letterariamente e musicalmente (ma qui ne capisco davvero molto
meno) una prova mediocre.
E allora, avete visto come va il mondo?
MLG
Qui amichevolmente dissento, Autodafè almeno musicalmente è un pezzo molto
bello.
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ***@newsland.it
Abul di Gyantse
2009-07-16 15:07:48 UTC
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Mi auguro,
caro Gladiatore,
che davvero nello stendere questo testo Battiato & Sgalambro abbiano
ragionato come suggerisci tu.
La tua interpretazione risolleva assai la canzone:-)

ancora non capisco bene come va sto benedetto mondo
(non bene, in ogni caso)
ma un po' di nebbia si è diradata

chapeau !

Abul di Gyantse
http://abulqasim.splinder.com/

<<Non dico niente di nuovo,
ma solo perché sempre più spesso
mi si dimostra che non viene
utilizzato quello che ho detto di vecchio>>

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