Discussione:
Battiato 'canta' la sua mistica sufi
(troppo vecchio per rispondere)
Carla
2004-06-24 21:06:32 UTC
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Dio è bello ed ama la Bellezza”: così recita il Corano, testo sacro dell’
Islam e sembra fare eco al Vangelo, in cui il Cristo, “buon Pastore” e “buon
maestro”, è chiamato, seguendo la lingua greca originale, Pastore e Maestro
Bello (“kalòs”). L’uomo santo nell’Islam così come negli antichi Padri della
Chiesa non è, quindi, l’uomo buono, l’uomo “etico” o “morale”, ma l’uomo
bello: è colui che ha fatto esperienza della Luce di Dio ed è divenuto
manifestazione visibile dello splendore invisibile.

L’ascesi nel monachesimo cristiano d’Oriente e d’Occidente così come nel
Sufismo (la Tradizione mistica musulmana), è un’opera d’arte che trasforma
la vita e il volto dell’uomo e s’imprime come un sigillo nelle arti
figurative propriamente dette, nell’artigianato cultuale, rituale e
liturgico. Nulla di meglio, dunque, di una mostra d’arte come quella
inaugurata sabato 12 giugno nel Palazzo del Podestà di Rimini e visitabile
gratuitamente fino a domenica 27, per riflettere anche visivamente sul
misticismo d’Oriente e d’Occidente. L’esposizione, promossa dalla Scuola
Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa dell’Istituto riminese di
Scienze dell’Uomo, raccoglie disegni, dipinti e ceramiche del celebre prof.
Gabriele Mandel, Khalifa della Confraternita Sufi Jerrahi Halveti in Italia
e del suo più famoso discepolo, Süphan Barzani, ovvero il cantautore Franco
Battiato che sarà a Rimini il 26 giugno (ore 17) per illustrare i suoi
lavori. Occorre ricordare ai visitatori che i materiali custoditi in mostra
non sono manufatti artistici così come li intendiamo noi moderni, ma
esercizi spirituali, supporti per la preghiera e la contemplazione, più
simili a santini cattolici o a icone ortodosse che ad altro. In quest’
ottica, commuovono gli ingenui e delicati fondi oro di Battiato, che
respirano le preziosità poetiche dell’Islam turco e persiano ma s’incarnano
nelle raffinate tecniche della tradizione pittorica cristiano-mediterranea
fra Creta e Siena. Veri e propri specchi di luce sono i grandi piatti in
maiolica smaltata di Mandel: continue occasioni per meditare sui Nomi di
Colui che è al di là di ogni possibile definizione. Per introdurre la mostra
è stato organizzato un interessante seminario, patrocinato anche dall’
Università di Urbino e dall’Istituto riminese di Scienze Religiose “Alberto
Marvelli”; il dibattito, guidato dal Prof. Giancarlo Galeazzi, docente di
Storia della Mistica all’ateneo urbinate, ha posto in serrato confronto il
Prof. Mandel ed il Prof. Marco Vannini, studioso di Mistica Cristiana,
traduttore e acuto interprete della grande tradizione mistica cristiana:
Meister Eckart, J. Gerson, Angelus Silesius, Angela da Foligno, Margherita
Porete... Il filosofo e teologo cattolico Jacques Maritain amava ricordare
che lì dove i politici si trovano in netto contrasto, i mistici si sentono
in perfetto accordo, forse perché capaci di vivere i grandi paradossi della
fede e della vita spirituale; e difatti, le consonanze e le assonanze fra i
maestri spirituali del Cristianesimo e dell’Islam, come hanno dimostrato
Mandel e Vannini, sono sorprendenti e testimoniano l’incessante presenza
dello Spirito di Dio che soffia dove vuole e non si lascia rinchiudere da
confini confessionali, giuridici o istituzionali. La mistica è esperienza di
libertà e distacco interiore, ha detto Vannini, capacità di distruggere gli
idoli e le superstizioni, efficace più di ogni forma di illuminismo contro
le false religiosità. Così anche la tradizione Sufi, nella ricognizione
storica e culturale di Mandel, si rivela come il cuore più segreto ed
autentico della fede musulmana, moralmente e stilisticamente opposto all’
immagine deformata che ci giunge dai mass media e dalla letteratura
supponente e di pessimo gusto (vedi Fallaci e Baget Bozzo). Se la ricchezza
della spiritualità islamica rischia di essere dissipata nel sopravvento di
gruppi settari e fanatici di violenta indole politica, anche il
Cattolicesimo corre il pericolo di perdere la sua essenza contemplante e
spirituale riducendosi a pura presenza storica e sociale, dimenticando la su
a vocazione mistica. Forse la difesa e la riscoperta delle arti sacre di
ogni singola tradizione religiosa, del loro linguaggio simbolico e rituale,
aiuterà a riscoprire il silenzio mistico che le ha generate e così si
avvertirà quale sia quella Bellezza che, secondo Dostoevskij, avrebbe il
potere di salvare il mondo.
Alessandro Giovanardi
http://www.ilponte.com/modules.php?name=News&file=article&sid=1759
aquii
2004-06-24 23:36:55 UTC
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